DOMINIC DE LA SCIAMANA
Nel piccolo paese la domenica Sara non andava a messa, aveva una dispensa speciale.
Ogni domenica mattina il vicario in persona passava distrattamente vicino a lei, quasi volando nella tunica nera senza scarpe, sulle assi vecchie e brune del pavimento e con un gesto la sfiorava accompagnandolo con parole indecifrabili.
Ecco, quella era l'assoluzione per le mancata messa e Sara si sentita quasi una santa.
Ogni domenica e con qualsiasi tempo lei e una compagna o un compagno girava tutto il paese a chiedere l'elemosina per la chiesa.
Erano in due perchè uno teneva in mano un grosso salvadanaio e l'altro un cestino per le uova.
La frase era sempre quella dopo il toc toc di rito...... avete qualcosa per la chiesa?
Così giravano ogni domenica e ci volevano ben 4 ore o cinque a secondo delle presenze e dell'umore dei cristiani.
Sara conosceva a menadito tutte le case del piccolo paese di montagna, sapeva chi dava le uova e chi le monetine, chi le rimbrottavano e chi li ignoravano ma a lei la cosa che più premeva era il finire e bene.
Entrare nelle case la domenica era trovare un'intimità che non c'era negli altri giorni...
Le persone erano diverse, diciamo, quasi nude del loro vestire quotidiano, non c'era la fretta del lavoro, anche i panni erano nuovi.. diversi anche dal profumo....
Sara entrò nella casa delle " pute", sette sorelle, una dietro l'altra come età e nessuna sposata, sette ragazze che come un quadro ogni domenica mattina erano sempre le stesse e pur sempre diverse.
Come ogni domenica mattina Sara ne restò affascinata, in mezzo alla stanza una grande tinozza colma di acqua che a seconda dell'orario fumava di più o di meno e poi loro, le sette ragazze che come delle scimmiette si occupavano una dell'altra.
C'era chi lavava la schiena di una, chi assciugava, chi pettinava, chi tagliava le unghie dei piedi ecc.. ecc
Ma sopra a tutto c'era un odore indecifrabile... dolce, quasi stantio di un qualcosa che Sara non sapeva dire la provenienza.
Un odore fatto di sospiri e di promesse, quasi fosse fatto di date, di desideri e di sogni...
Entrare in casa delle " pute" era strano, quando ne uscivi avevi voglia di correre e di allontanarsi per non sentire tutta quella aspettativa verso un bisogno sconosciuto.
Anni dopo Sara trovò ancora quell'odore così.
Veramente non uguale uguale, si può dire che in parte era odore di femmine ma quell'odore, quel bisogno di agghindarsi, di profumarsi, di farsi belle solo per andare a messa per avere solo un sogno che durava due ore, quello si, Sara lo riconobbe ogni domenica quando lavorava in ospizio...
Oddio, chiamarlo ospizio ora è inopportuno, chiamiamole case albergo, dove vengono confinati i nostri anziani, Sara l'odore lo riconobbe ogni domenica.
Ogni domenica, quando già alle sei la mattina ogni anziana voleva essere messa sulla comoda e portata in sala ad aspettare i figli, i nipoti o solo gli amici.
Ogni domenica mattina ogni anziana voleva la sua collana e non importava se era di plastica perchè quella d'oro se l'era presa la figlia o nuora, voleva essere pettinata e non importava se tutte fossero quasi rapate perchè così era più facile tenerle in ordine.
Ogni domenica Sara le vedeva quasi spegnersi man mano che le ore passavano e le loro schiene si abbassavano piano piano verso terra.....
Anche il profumo messo la mattina presto diventava racido e si mischiava al sudore e all'odore dell'urina e alla delusione dell'assenza dei propri cari.
Ecco, l'odore era fatto di tutto questo... era semplicemente l'odore dell'attesa, un'attesa mai finita dell'aspettare un qualcosa che non arriva ma si continua a sperare e basta....