
CAMELIA DE LA SCIAMANA
E come ogni anno immancabile arriva il natale.
Come ogni anno le vetrine diventano un invito al consumo e la cassetta della posta è intasata da richieste di denaro.
Tutti diventiamo più buoni, tutti in questo periodo diventiamo consapevoli di chi soffre.
Quanta ipocrisia mascherata alla buona.
Come se alle nostre coscienze bastasse un mese per redimersi, e poi no, che dico?
Non voglio entrare in questo giro, mi spiace ma scendo.
Da sempre il natale mi lascia indifferente, non credo al suo buonismo.
Ricordo ancora il pacco dono che prendevo a natale tra gli applausi della gente ricca che elargiva la pietà attraverso il sindaco, che naturalmente declamava tanta generosità.
Ricordo la mia vergogna e il mio non volere stare su una specie di palco a testa bassa ad ascoltare quanto ero fortunata ad avere una bambola di cui proprio non me ne fregava niente.
Quello che volevo era un lavoro per mio padre, era poterlo vedere ogni sera contento e non vederlo piangere quando il negoziante stufo del continuo scrivere sul libretto azzurro i nostri debiti tracciava la linea del basta!
Era non vedere mia madre darmi un etto di salame per scambiarlo con un etto di cioccolatta scadente, oppure rubare un uovo d'estate per poterlo scambiare con un ghiacciolo.
Quello che volevo era semplicemente un berretto che le mie compagne di scuola, e mai mie amiche, avevano tutte, ma proprio tutte!
Quello che volevo era non trovarmi in cantina a piangere sola con me stessa, vergognandomi perfino del mio piangere, quasi fosse una maledetta colpa quella di essere nata.
No, il natale non mi piace, mai avuto natali con gli alberi e tutte le aspettative che esso comporta, ricordo solo una S. Lucia dove tutte le speranze sono crollate.
S. Lucia nel bresciano porta i doni, porta i dolci e la frutta, mai mangiato arance o una banana se non in quel giorno.
Bimba ingenua io, forse 5/6 anni?
Il dubbio già insinuato che la Santa fosse la mamma era devastante per i miei sogni, vero che mai nessuna richiesta era mai stata esaudita ma la certezza di altri bimbi più bravi di me mi aveva sostenuto nella delusione.
Ricordo la mia letterina fatta di poche parole e tanti disegni, il fieno per l'asinello preso di nascosto dalla stalla della zia, le castagne secche per la Santa e il tutto nascosto in una camera dove nessuno entrava mai.
Se S. Lucia esisteva avrebbe letto sicuramente la mia letterina, e poi mi avrebbe lasciato i doni......
Ricordo la delusione e il freddo di quella stanza come se fosse oggi, la verità rimbombava dentro di me, la lettera fatta in mille pezzi e i singhiozzi ricacciati dentro a un sacco sempre più grande.
E poi c'era il natale, fatto di niente se non di speranza che papà tornasse a casa se era via a lavorare, ma se era a casa era peggio, nemmeno le caramelle, come cenone ricordo quelle patate lesse e il cotechino che faceva tanto ultimo dell'anno ma che per noi erano la normalità.
Anche la trippa era un piatto che si mangiava all'infinito, ho sempre odiato la trippa, troppo volte l'ho lavata alla fontana con la spazzola da bucato e so cos'è.
Scusatemi se non farò a nessuno gli auguri di natale.
Scusate se non manderò soldi a tutti quei bambini che soffrono solo a natale, guardando tutte quelle richieste d'aiuto mi viene spontaneo pensare che i soldi ci sono per spedire così tante lettere.
Io mi ricordo avevo fame ogni giorno dell'anno, fame di cibo di libri e di carezze, non mi accontentavo del natale, anzi il natale mi faceva paura, troppa gente che si crede buona.
Non vale essere buoni a natale, è come saldare un conto con se stessi ma senza gli interessi.
Proviamo a esserlo durante tutto l'anno e il natale chiudiamo solo nel nostro cuore, solo per poterci leggere dentro e senza applausi e luci forti e capire che siamo semplicemente uomini che sanno dare oltre il natale.